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I vitigni della Sardegna

Vigne Fraponti a Quartu Sant'Elena in Sardegna

Indice

Cenni storici sul vino in Sardegna

In Sardegna il vino ha una storia antica e profonda, che si pensa risalga al periodo nuragico e anche oltre. Gli studi di archeobotanica e il ritrovamento di reperti archeologici supportano l’ipotesi che il vino sia stato prodotto in quest’epoca. Secondo la documentazione storica e archeologica disponibile, la Sardegna ha avuto un ruolo importante nella domesticazione della vite selvatica, grazie anche all’influenza di popoli che hanno introdotto nuove pratiche agronomiche.

Oggi, il vigneto è presente in quasi tutta l’isola e fa parte integrante del paesaggio. La particolare conformazione orogenetica e territoriale dell’isola rende possibile una coltura moderatamente intensiva che produce vino di alta qualità.

La vitivinicoltura ha sempre avuto un ruolo importante nell’economia agricola sarda e il vino è diventato un simbolo di cultura e civiltà. Si pensa che la vite vinifera sia originaria della Sardegna, anche se l’isola ha beneficiato dell’influenza di diverse culture nel corso della storia, come quelle semitiche, cretesi, fenicie, puniche, romane e bizantine.

I punici hanno trovato una viticoltura già sviluppata in Sardegna, che diventerà la coltura dominante nelle colonie di Kalaris, Tharros, Cornus, Nora e Olbia a causa dei rapporti più stretti con il popolo sardo. Durante il periodo di egemonia dell’Impero Romano, la Sardegna ha praticato la vitivinicoltura, come testimoniato dai numerosi ritrovamenti archeologici.

Un esempio di questo è il grande e importante complesso del nuraghe Arrubiu ad Orroli, dove sono stati trovati vasche per la pigiatura dell’uva, basi di torchi e contenitori, che erano veri e propri laboratori enologici risalenti al II-IV secolo d.C.

È sorprendente scoprire che durante il periodo romano sono stati trovati numerosi vinaccioli, o semi di vite, nel nuraghe, che appartengono a vitigni autoctoni ancora diffusi oggi. Ci sono diverse altre testimonianze dell’epoca romana in tutta l’isola, come necropoli e tombe con decorazioni e oggetti di riferimento enologico, termini agronomici di origine latina e tecniche di allevamento delle viti ancora in uso oggi.

Tuttavia, l’epoca romana è finita con le invasioni vandaliche, che hanno portato allo spopolamento delle campagne e alla distruzione delle colture. I bizantini hanno poi contribuito al rilancio della vitivinicoltura introducendo nuovi vitigni e una normativa colturale rigorosa. In particolare, i monaci Basiliani di rito greco hanno impiantato nuove viti intorno ai loro monasteri.

Con il declino dell’Impero bizantino, sono nati i quattro Giudicati di Cagliari, Arborea, Torres e Gallura, durante i quali le produzioni vitivinicole sono state consolidate e aumentate attraverso una regolamentazione esemplare codificata nella “Carta de Logu“, promulgata da Eleonora di Arborea alla fine del 1300. Questa prevedeva pene severe, di solito pecuniarie, ma che potevano arrivare fino al taglio della mano destra per chi sradicava o danneggiava le viti degli altri.

Nel Codice degli Statuti del Libero Comune di Sassari, redatto alla fine del 1200, si disciplina la regolamentazione della piantagione di nuove viti nel nord dell’isola, introducendo un sistema simile a quello attuale. Durante la dominazione aragonese e spagnola, tra il XIII e il XVIII secolo, c’è stata un’intensa scambio di esperienze e conoscenze in materia di viticoltura, che ha portato alla diffusione di vitigni in altre regioni del Mediterraneo.

Prima della devastazione causata dalla fillossera, alla fine dell’Ottocento, la Sardegna aveva circa 80.000 ettari di vigneto specializzato, poi ricostruiti utilizzando l’innesto su “piede” americano e espandendosi fino a raggiungere una superficie di circa 75.000 ettari. Attualmente la viticoltura sarda si estende su circa 26.000 ettari e comprende sia cooperative sia aziende private di piccole e medie dimensioni, dotate di moderni impianti enologici all’avanguardia nella produzione e commercializzazione dei vini.

Il paesaggio viticolo della Sardegna è molto vario e caratterizzato da diversi ambienti adatti alla coltivazione della vite. La grande varietà di uve, in gran parte autoctone, è il risultato del lavoro attento dei vignaioli sardi che hanno selezionato le varietà più adatte ai diversi ambienti di coltivazione.

Tra i vitigni più coltivati, alcuni come il Cannonau e il Vermentino sono fortemente legati alla cultura e ai paesaggi dell’isola, mentre altri come il Carignano, il Cagnulari, il Torbato, il Semidano e la Malvasia, il Nasco, il Moscato, la Vernaccia sono coltivati in modo più localizzato e esprimono un legame ancora più forte con i luoghi in cui sono stati coltivati per secoli.

Da questa vasta e straordinaria varietà di uve nasce un’ampia gamma di vini di diverse tipologie, come spumanti, vini bianchi giovani e invecchiati, vini rosati, rossi giovani e strutturati, vini dolci passiti e liquorosi.

Grazie all’applicazione di nuove tecnologie avanzate, la Sardegna sta finalmente emergendo come produttrice e commerciante di vini di alta qualità in grado di competere con le migliori produzioni europee.

Attualmente, la produzione enologica sarda comprende 15 Indicazioni Geografiche Tipiche e 18 Denominazioni d’Origine, tra cui una DOCG, il Vermentino di Gallura.

Quali sono i vitigni a bacca rossa presenti in Sardegna?

Il vitigno Cannonau

Il Cannonau è il vino rosso più rappresentativo della Sardegna e la sua coltivazione è diffusa in tutta l’isola, anche se si adatta meglio alle zone interne. Non si conoscono con certezza le origini di questo vitigno, ma recenti studi in corso suggeriscono che in Sardegna si praticassero attività enologiche già durante l’età nuragica e che il Cannonau fosse già presente in questa regione durante la dominazione spagnola. Attualmente, il Cannonau copre circa il 30% della superficie vitata regionale, con una diffusione complessiva di circa 7.800 ettari, concentrati per oltre il 70% nella provincia di Nuoro.

Grappoli di uva Cannonau Pedra Niedda Tenute Sini Sardegna
Grappolo uva Cannonau – Tenute Pedra Niedda, Sini – Sardegna

Descrizione organolettica del Cannonau e abbinamenti gastronomici

Il Cannonau è un vino rosso che può assumere diversi aspetti, a seconda del suo colore, che può variare dalle sfumature di ciliegia del rosato ai toni violacei o rubino del rosso, che diventa più scuro e granato con il tempo. Esistono diverse tipologie di Cannonau, come il rosato, il rosso, il passito e il liquoroso, ciascuna delle quali si presta a essere abbinata a specifici piatti della cucina sarda. Ad esempio, il rosato, con la sua struttura delicata e le sue note olfattive di fiori e frutta, si sposa bene con formaggi di breve o media stagionatura, antipasti grassi, risotti e primi piatti con sughi di carne e pesce, e con carni bianche sia al forno che in tegame. Il rosso, con la sua buona struttura e le sue note olfattive di fiori e frutti rossi, che evolvono verso note più mature di confettura e spezie nella tipologia riserva o liquoroso, si abbina bene a piatti strutturati e saporiti della tradizione sarda come carni arrosto, piatti in umido, salumi e formaggi maturi. Il passito e il liquoroso, con la loro morbidezza e alcolicità, si prestano a essere abbinati a dolci a base di saba o miele, spezie, frutta candita, noci, mandorle e fichi secchi. Il Cannonau di Sardegna è un vino a Denominazione di Origine Controllata.

Vini sardi da uve Cannonau

Il vitigno Carignano

Il Carignano è un vino elegante e pregiato, la cui produzione è concentrata principalmente nella regione del Sulcis, situata nella Sardegna sud-occidentale, tra il mare e le montagne. Probabilmente introdotto in questa regione dai Fenici fondatori di Solci nell’isola di Sant’Antioco, il Carignano viene coltivato principalmente su terreni sabbiosi, caldi e soleggiati del Sulcis, che gli conferiscono longevità, vigore e ricchezza in estratto e profumi. Nonostante la limitata diffusione, il Carignano è uno dei vini più importanti e prestigiosi della Sardegna. Riconosciuto come vino a Denominazione di Origine Controllata nel 1977, viene commercializzato come Carignano del Sulcis.

Grappolo di Carignano Tenute La Sabbiosa
Grappolo uva Cannonau – Tenute La Sabbiosa, Calasetta – Sardegna

Descrizione organolettica del Carignano e abbinamenti gastronomici

Il clima, il terreno e il vitigno danno vita a un vino di grande personalità, dal colore rubino intenso tendente al granato, con profumi caldi e avvolgenti di prugne, marasche, spezie dolci, cioccolato, liquirizia e pepe nero. Al palato, il vino è equilibrato e aristocratico, con una moderata gradazione alcolica e tannini morbidi ed eleganti che lo rendono adatto a essere abbinato a grandi arrosti di carni rosse, cacciagione in umido e formaggi a lunga stagionatura saporiti e aromatici.

Vini sardi da uve Carignano

Il vitigno Monica

Il Monica è uno dei vitigni sardi più antichi, presente in tutta l’isola in diverse percentuali e coltivato su una superficie complessiva di circa 2500 ettari. Si pensa che sia stato introdotto in Sardegna intorno all’XI secolo dai monaci Camaldolesi, da cui deriverebbe il suo nome, anche se alcune teorie lo collegano invece alla dominazione spagnola e lo chiamano “Monica di Spagna” o “Uva Mora”. Il Monica cresce meglio su terreni calcarei di media profondità e in zone collinari ben esposte al sole. Il Monica può essere utilizzato per le denominazioni di origine controllata Monica di Sardegna e Cagliari Monica, e in blend con il Bovale sardo e il Cannonau nella DOC Mandrolisai.

Vitigno Monica Grappolo, Cantina Trexenta Sardegna
Grappolo uva Monica – Cantina Trexenta, Senorbì – Sardegna

Descrizione organolettica del Monica e abbinamenti gastronomici

Il vino ottenuto dall’uva Monica ha freschi profumi di mora, ciliegia, confettura di frutti rossi e speziature delicate, spesso con note di mandorla dolce. Al palato è caldo e morbido e si abbina facilmente con antipasti di terra, primi piatti con salse di media cottura, carni bianche in umido e bolliti.

Vini sardi da uve Monica

Il vitigno Bovale Sardo

Il Bovale sardo è un vitigno originario della Sardegna, mentre il Bovale di Spagna, noto anche come Bovale grande, è stato introdotto nell’isola intorno al 1300. Anche se entrambi sono conosciuti come Bovale, sono in realtà due vitigni diversi, come confermano recenti studi genetici. Il Bovale sardo è coltivato in gran parte della Sardegna, ma dà il meglio di sé nei terreni caldi e ben esposti della zona del Mandrolisai. Il vino ottenuto dal Bovale sardo è ricco di estratto, alcol e polifenoli, soprattutto se prodotto da vigneti allevati ad alberello sardo con vendemmie tardive. In uvaggio con il Monica e il Cannonau, il Bovale sardo entra nella DOC Mandrolisai; in uvaggio con il Bovale di Spagna, entra nella DOC Campidano di Terralba o Terralba.

Grappolo di Bovale Sardo Vini Lotta
Grappolo uva Bovale Sardo – Vini Lotta, San Nicolò d’Arcidano – Sardegna

Descrizione organolettica del Bovale Sardo e abbinamenti gastronomici

Il vino Mandrolisai è un vino di grande struttura, adatto all’invecchiamento, ottenuto dall’uvaggio di tre vitigni: Bovale, Cannonau e Monica. Ha un colore rubino intenso e leggera sfumatura granata, con profumi intensi di frutta matura o in confettura e note eteree. Al palato ha tannini morbidi e sviluppati e una piacevole sensazione alcolica. Si abbina bene a primi piatti con sughi a lunga cottura, carni arrosto o in umido, salumi e formaggi stagionati.

Vini sardi da uve Bovale Sardo

Il vitigno Cagnulari

Il Cagnulari è un antico vitigno che prospera in un’area specifica del nord-ovest della provincia di Sassari in Sardegna. Alcuni vignaioli locali hanno lavorato per recuperare e valorizzare questo vitigno, che rischiava di estinguersi. Si adatta meglio ai terreni calcareo-argillosi, ben esposti al sole e ben drenati. Viene coltivato con il sistema dell’alberello sardo o basse controspalliere, che gli conferiscono zuccheri e sostanze polifenoliche che donano struttura e complessità al vino. Il Cagnulari viene utilizzato per la produzione della DOC Alghero Cagnulari.

Grappolo di Cagnulari Cantine Pisoni
Grappolo uva Cagnulari – Cantine Pisoni, Usini – Sardegna

Descrizione organolettica del Cagnulari e abbinamenti gastronomici

Il Cagnulari è un vino rosso di colore rubino brillante, con profumi intensi e eleganti di frutti di bosco e confetture, avvolti da note balsamiche dolci. Al palato è intenso, caldo e delicatamente morbido, e si abbina bene con i piatti della cucina locale come lumache in umido, pasta al sugo di carne, capretto arrosto e pecorini stagionati.

Vini sardi da uve Cagnulari

Il vitigno Girò

Il vitigno Girò è particolarmente adatto alla produzione di vini da dessert di rara finezza ed eleganza. Probabilmente è stato introdotto nel Campidano di Cagliari durante la dominazione spagnola e attualmente viene coltivato in piccole aree principalmente nel sud dell’isola. La Denominazione d’Origine Controllata del vino Girò di Cagliari è stata creata nel 1972.

Grappolo Girò Sardegna

Descrizione organolettica del Girò e abbinamenti gastronomici

Questo delizioso vino rosso dolce e austero ha avuto in passato una grande fama, essendo stato riconosciuto e premiato in diverse mostre nazionali e internazionali. È uno dei pochi e unici vini liquorosi in Italia che può essere paragonato ai famosi vini iberici come il Porto e la Madeira. Ha un intenso colore rosso granato antico e profumi eleganti che ricordano la confettura di ciliegie e piccoli frutti di bosco, prugne e marasche sotto spirito, caramello, mirto e carrubo. Al palato è consistente e vellutato, equilibrato e fine, leggermente dolce, caldo per l’alcol e con tannini morbidi ed evoluti. Si abbina bene con la pasticceria secca e con il cioccolato.

Il vitigno Caricagiola

Il vitigno Caricagiola è una varietà di uva a bacca rossa originaria della Sardegna, dove viene utilizzata principalmente per la produzione di vini rossi corposi e strutturati.

Il Caricagiola ha una buccia spessa e una polpa soda, e cresce soprattutto nella zona del Nuorese, in Sardegna. I vini prodotti con questo vitigno hanno un colore rosso rubino intenso e un aroma fruttato, con note di ciliegia e amarena.

Il Caricagiola è un vitigno molto resistente e adatto alla coltivazione in ambienti caldi e aridi, come quelli tipici della Sardegna. È una varietà molto apprezzata dai produttori di vino dell’isola per le sue caratteristiche organolettiche e per la sua resistenza alle malattie.

Descrizione organolettica del Caricagiola e abbinamenti gastronomici

I vini prodotti con il Caricagiola sono ideali per accompagnare piatti a base di carne rossa e formaggi stagionati. Sono vini da meditazione, che vanno degustati in compagnia di amici o in occasioni speciali.

Quali sono i vitigni a bacca bianca presenti in Sardegna?

Il vitigno Nuragus

Il Nuragus è uno dei vitigni a bacca bianca più diffusi in Sardegna, soprattutto nella zona di Cagliari e Oristano. Le sue origini sono antiche e si pensa che sia stato introdotto nell’isola dai Fenici, che lo avrebbero portato con sé durante le loro navigazioni. È un vitigno rustico e adattabile a diverse condizioni climatiche e di terreno, e anche molto produttivo. Viene utilizzato per produrre il vino Nuragus di Cagliari, che ha ottenuto la Denominazione di Origine Controllata nel 1975.

Grappolo uva Nuragus Cantina Trexenta
Grappolo uva Nuragus – Cantina Trexenta, Senorbì – Sardegna

Descrizione organolettica del Nuragus e abbinamenti gastronomici

È apprezzato per la sua rusticità, la sua capacità di adattarsi a qualsiasi tipo di terreno e per la sua generosità produttiva. Il vino ottenuto dal Nuragus ha un alcolicità media, è di colore paglierino delicato e talvolta presenta leggere sfumature verdoline. Al naso si sentono profumi di fiori bianchi, mela verde e delicate note agrumate, mentre al palato è sapido e fresco. Si abbina bene con formaggi freschi non aciduli di breve stagionatura, antipasti, minestre e primi piatti della cucina marinara leggera in profumi e sapori.

Vini sardi da uve Nuragus

Il vitigno Vermentino

Il Vermentino è un vino molto apprezzato in Sardegna, arrivato della Corsica a fine ‘800 e diffuso in tutta l’isola, dove è coltivato su una superficie di circa 4000 ettari. Negli ultimi anni ha conosciuto un trend di vendite in costante crescita e viene utilizzato per la produzione di diverse tipologie di vino DOCG e DOC, come il “Vermentino di Gallura”, il “Vermentino di Sardegna”, l'”Alghero Vermentino frizzante” e il “Cagliari Vermentino”. Questo vino si distingue per la sua grande personalità e per le sue caratteristiche uniche, che lo rendono unico rispetto ad altri vini italiani e stranieri con lo stesso nome.

Grappolo Vermentino Sorace Vini
Grappolo uva Vermentino – Sorace Vini, Bortigiadas – Sardegna

Descrizione organolettica del Vermentino e abbinamenti gastronomici

Il Vermentino è un vitigno molto popolare in Sardegna e viene coltivato su tutto il territorio dell’isola. Le vendemmie precoci danno origine a vini gialli paglierini e freschi, mentre quelle tardive producono vini dorate con note di frutta matura e sensazioni di morbidezza. I vini Vermentino si prestano a essere abbinati con piatti di pesce conditi e saporiti come paste ai frutti di mare, zuppe, risotti e pesci al forno, oltre che con antipasti di mare, crostacei, fritture miste e piccoli pesci alla griglia.

Vini sardi da uve Vermentino

Il vitigno Torbato

Introdotto in Spagna attraverso le rotte punicofenicie provenienti dal bacino del Mar Egeo, luogo d’origine della famiglia delle Malvasie e in seguito si è diffuso in alcune aree del Mediterraneo, tra cui la Sardegna, durante il dominio spagnolo. La sua coltivazione si è sviluppata notevolmente durante i 300 anni di permanenza dei catalani in Sardegna, e il vino prodotto è stato ampiamente esportato verso la corte dei re aragonesi. Attualmente, il Torbato viene coltivato su una superficie di circa 150 ettari esclusivamente nella città di Alghero, con influenze culturali catalane. Il sistema di allevamento a controspalliera e le tecniche agronomiche utilizzate contribuiscono a esaltare le caratteristiche di freschezza e vivacità del vino, particolarmente evidenti nella versione spumante. Il Torbato viene vinificato in purezza per ottenere sia il vino omonimo sia la base per la tipologia spumante, entrambi riconosciuti con la Denominazione di Origine Controllata (DOC) “Alghero”.

Descrizione organolettica del Torbato e abbinamenti gastronomici

Il vino ha un colore giallo paglierino di media intensità e profumi di iodio, fiori e frutta bianca. Ha un sapore vivo e rinfrescante che lo rende ideale come aperitivo e si abbina bene con i piatti di pesce, frutti di mare, pasta ai ricci, aragosta alla catalana, fritture di mare e di terra. Si può anche abbinare a carni bianche in cotture leggere.

Il vitigno Semidano

Il vitigno bianco noto come Moscato di Sardegna ha una storia incerta, ma era una volta molto diffuso in Sardegna. Era solitamente vinificato insieme al Nuragus per ammorbidire il vino. Alla fine del 1800, la sua coltivazione subì una forte riduzione a causa dell’invasione da parte di parassiti, e al momento del reimpianto dei nuovi vigneti, si scelsero vitigni più produttivi e resistenti alle malattie, come il Nuragus. Oggi, il Moscato di Sardegna viene coltivato quasi esclusivamente in una piccola area del comune di Mogoro, in Sardegna, su terreni argilloso-calcarei di medio impasto collinari.

Uva Semidano Pedra Niedda Tenute Sini Sardegna
Grappolo uva Semidano – Tenute Pedra Niedda, Sini – Sardegna

Descrizione organolettica del Semidano e abbinamenti gastronomici

Il vino ottenuto dalla vinificazione in purezza di questo vitigno è di grande finezza, solitamente caratterizzato da un colore paglierino dorato e da sentori di fieno, fiori di campo e frutta estiva, con note gustative delicate di frutta e erbe aromatiche. Si tratta di un vino longevo e raffinato, di buona sapidità e morbidezza, che si abbina bene a primi piatti con sughi leggeri, zuppe, minestre e frittate di verdure, e a formaggi pecorini di media stagionatura. La Denominazione di Origine Controllata Sardegna Semidano con la sottodenominazione Mogoro è stata creata nel 1995.

Vini sardi da uve Semidano

Il vitigno Vernaccia di Oristano

Il nome Vernaccia è utilizzato in diverse regioni italiane per indicare vitigni e vini tipici della zona di produzione. Esistono tre varietà di Vernaccia, di cui due a bacca bianca e una a bacca rossa, iscritte al Registro Nazionale delle varietà della vite: La Vernaccia di San Gimignano, La Vernaccia nera di Serrapetrona e la Vernaccia di Oristano. Secondo alcune ipotesi, il nome Vernaccia potrebbe derivare dal latino ibernaceum (da ibernum = inverno) per indicare la caratteristica dell’uva di maturare quasi in inverno, o dal termine vernatico (vino che si consuma in inverno). Un’altra teoria più accreditata fa risalire l’etimologia del nome Vernaccia al latino vernaculus (del luogo) con cui venivano indicati i vitigni locali. In Sardegna la Vernaccia sembra essere un vitigno selvatico esclusivo dell’isola, coltivato probabilmente sin dall’età protosarda e denominato dai Romani Vernaculo, che con il tempo ha assunto il nome attuale di Vernaccia.

La scoperta di oltre 15.000 semi di vite in un sito nuragico si “Sa Osa” nell’Oristanese, perfettamente conservati in fondo a un pozzo, ha dimostrato che la viticoltura in Sardegna era già conosciuta almeno 3.000 anni fa, durante il periodo di massimo splendore della civiltà Nuragica. I semi, di due varietà di vite a bacca bianca, la Vernaccia e la Malvasia, sono stati datati intorno al 1300-1100 a.C. con la prova del Carbonio 14 e sono stati rinvenuti proprio nella regione della Sardegna dove queste varietà sono coltivate oggi. Questa scoperta smentisce la precedente teoria che attribuiva ai Fenici e ai Romani l’introduzione della vite domestica nel Mediterraneo occidentale, dimostrando invece che la coltivazione della vite in Sardegna è stata probabilmente un fenomeno di “domesticazione” di specie selvatiche locali. Inoltre, questa scoperta ci fornisce la prova scientifica che i Nuragici conoscevano e coltivavano la vite domestica.

La Vernaccia di Oristano è un vino prodotto in Sardegna che viene affinato biologicamente in botti di legno utilizzando lieviti chiamati “flor”, che appartengono alla specie Saccharomyces cerevisiae. Questi lieviti sono in grado di salire sulla superficie del vino durante la fermentazione alcolica, anche in presenza di alti livelli di alcol, e di formare un velo o biofilm sulla superficie. Il metabolismo dei lieviti “flor” è stato oggetto di studio perché è responsabile della produzione di composti aromatici nel vino.

Grappolo Vernaccia di Oristano Silvio Carta
Grappolo uva Vernaccia di Oristano – Silvio Carta, Baratili San Pietro – Sardegna

Descrizione organolettica del Vernaccia di Oristano e abbinamenti gastronomici

La Vernaccia di Oristano è un vino secco con caratteristiche uniche ed espressioni sensoriali distintive, come il suo colore ambrato caldo e le sue complesse e eteree note olfattive di frutta secca, fiori di mandorlo, miele amaro, cedro e arancia candita. L’invecchiamento a lungo termine si manifesta nelle sue complesse e vellutate note gustative sostenute da una struttura alcolica ampia, con un finale intenso e di straordinaria persistenza aromatica. La Vernaccia di Oristano si abbina bene con tutti i dolci a base di mandorle della tradizione sarda, ma può anche essere apprezzata da sola per la sua personalità straordinaria durante momenti di piacevole conversazione. Oltre alla DOC Vernaccia di Oristano, che è stata la prima denominazione riconosciuta in Sardegna nel 1971, questo tipo di vite viene anche utilizzato per produrre un vino bianco giovane commercializzato come IGT Valle del Tirso.

Vini sardi da uve Vernaccia di Oristano

Il vitigno Malvasia

La Malvasia è un tipo di vino dolce e adatto alla meditazione, noto per la sua eleganza e spesso considerato un simbolo di ospitalità e amicizia. Il nome Malvasia viene fatto risalire al porto greco di Monemvasia, dove si commerciava il vino intorno al 1400. In Sardegna, il vitigno Malvasia potrebbe essere stato introdotto già durante il periodo bizantino e coltivato nelle colline della Planargia e del Campidano di Cagliari. In questa regione, si producono due vini DOC differenti, la Malvasia di Bosa e la Malvasia di Cagliari, che si distinguono per le loro caratteristiche organolettiche e sensoriali, dovute principalmente alle diverse condizioni ambientali e di coltivazione e alle tecniche di invecchiamento.

Descrizione organolettica del Malvasia e abbinamenti gastronomici

La Malvasia di Bosa viene tradizionalmente maturata in botti scolme in presenza di lieviti “flor”, che conferiscono al vino tonalità giallo oro calde e luminose, con intense note sensoriali di frutta matura, miele e mandorle tostate. Al palato, offre una persistenza gustativa vellutata e lunga, con un equilibrio e un’armonia straordinari. La versione giovane della Malvasia, ottenuta da uve zuccherine e leggermente mature, ha un colore brillante e delicate note dolci e aromatiche, con una morbidezza piacevole e ben equilibrata. La versione spumante demi sec, realizzata con uve raccolte in vendemmia precoce, è fragrante e fresca al gusto. Si abbina perfettamente con i dolci tradizionali, in particolare quelli a base di pasta di mandorle, canditi e frutta secca. La Malvasia di Cagliari, che non viene maturata in botte a parte per la tipologia Riserva, ha un colore dorato meno intenso e note floreali e fruttate fresche ed eleganti.

Il vitigno Nasco

Il Nasco è un vitigno di grande valore e rara finezza coltivato in Sardegna da tempi antichi. Oggi la sua coltivazione è limitata e si concentra principalmente nei terreni calcarei e soleggiati dell’entroterra cagliaritano. Il nome dialettale “Nascu” deriva dal latino “muscus”, che significa muschio, ed è stato dato a questo vino a causa del suo inconfondibile profumo particolarmente evidente nei vini vecchi di qualche anno. Conosciuto già durante il periodo romano, il Nasco era diffuso in tutta l’isola fino a metà del secolo scorso ed è stato considerato uno dei vini più prestigiosi della Sardegna all’Esposizione Universale di Vienna del 1873. Di solito viene coltivato con il classico alberello latino, ma sta attualmente vivendo un rinnovato interesse che potrebbe espandersi verso una più ampia fascia di consumatori.

Vitigno Nasco Grappolo - Cantine Carboni
Grappolo uva Nasco – Cantine Carboni, Ortueri – Sardegna

Descrizione organolettica del Nasco e abbinamenti gastronomici

Il Nasco ha un elegante e caldo colore ambra e topazio, con una consistenza spessa e profumi intensi e avvolgenti di miele, frutta matura, datteri, fichi e arancia candita. Al palato è denso, dolce e vellutato, con un finale di muschio e profumi della macchia mediterranea. Si abbina benissimo con formaggelle e pardulas, nonché con la pasticceria secca, in particolare se speziata e a base di mandorle. La sua elevata alcolicità e la grande morbidezza lo rendono sorprendente in abbinamento con formaggi erborinati particolarmente saporiti e piccanti. Ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata nel 1972.

Vini sardi da uve Nasco

Il vitigno Moscato

Il vitigno Moscato ha origini molto antiche e si trova in Sardegna già al tempo dei romani, che lo chiamavano vitis apiana perché era l’uva preferita dalle api per la dolcezza dei suoi acini. Si trova in quasi tutte le aree viticole del Mediterraneo. In Sardegna, viene coltivato sulle colline ventilate della Romangia, esposte al mare, nell’entroterra del Golfo di Cagliari sui terreni calcarei e soleggiati, e in Gallura sui substrati granitici, particolarmente adatti alla produzione di Moscato spumante. In queste tre aree viticole si producono tre diverse tipologie di Moscato, identificate dalle relative DOC: Moscato di Cagliari, Moscato di Sorso-Sennori e Moscato di Sardegna, con le tipologie bianco, passito, da uve mature e Spumante sotto le denominazioni “Tempio Pausania” (o “Tempio”) e “Gallura”.

Descrizione organolettica del Moscato e abbinamenti gastronomici

Le uve Moscato, grazie alla loro intensa e prolungata maturazione al sole, arrivano alla vendemmia ricche di zuccheri, aromi e profumi varietali. Il vino ha tonalità ambrate luminose e spesso brillanti, con un ampio e ricco profilo aromatico di legno di rosa, frutta candita, mandorle caramellate, uva passa, mosto cotto, fichi secchi e confettura di albicocche. Al palato, le intense sensazioni percepite al naso diventano ancora più evidenti. Deliziosamente dolce, morbido e avvolgente, lascia un elegante finale di prolungata e piacevole persistenza sapido-minerale. Di solito viene abbinato per tradizione con agrumi canditi come l’aranzada e la pompia, ma anche con gattò di zucchero e mandorle, dolci alla crema e crostate di frutta.

Vini sardi da uve Moscato

Altri vitigni coltivati in Sardegna

Albaranzeuli Bianco

Albaranzeuli Nero

Albaranzeuli Variegato

Aleatico

Alicante

Alvarega

Annamaria

Apesorgia Bianca

Apesorgia Nera

Argu Mannu

Arvesiniadu

Axina de Francia

Axina de Tres Bias

Bianca Rosa, Bogni

Bovali Mannu (Cagnulari)

Caddiu

Caddiu Bianco

Cagnulari (Bovali Mannu)

Cannonau Bianco

Cannonau Dorato

Cannonau Rosato

Caricagiola

Claretta

Codronisca

Corniola

Corniola Nera

Cranaccia Arussa

Cuccuau

Culupuntu

Fiudedda

Gabriella

Galoppu

Gioiabella

Girò

Girò del Mandrolisai

Girò di Bosa

Globo di Pesca

Granatza

Gregu Nieddu

Grillu

Isabella Falsa

Izu

Licronaxu

Licronaxu Nero

Lugnana

Malaga

Malvasia Nera

Mara Bianca

Medrulinu

Monica Bianca

Moscatello

Moscatello Nero

Moscatellone

Moscatello Nero di Seulo

Moscato di Modolo

Moscato Nero della Marmilla

Muristellu

Nera di Oliena

Nera Glabra di Modolo

Niedda Carta

Niedda Manna

Nieddera

Nieddu Polchinu

Nieddu Procu

Nuragus

Nuragus Nero

Olopo

Pascale di Cagliari

Pascale di Nurri

Remungiau di Serri

Retagliadu

Rosa di Mara

Saluda e Passa

Sant’Anna

Selezione Vedele

Tittiacca 

Tittiacca Rosa

Ua Rosa

Uva bianca di Serdiana

Uva di Gerusalemme

Uva Nera di Mandas

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